L’ALTALENA (Possibilità gradevoli dell’altalena) di Jean-Honoré Fragonard
L’altalena di J. H. Fragonard (1765-1772), olio su tela, 81 x 64 cm, Londra, Wallace Collection.
ANALISI DELL'OPERA
L’opera, conosciuta anche col titolo I fortunati
casi dell’altalena o con l’altra meno conosciuta intitolazione Possibilità
gradevoli dell’altalena, fu dipinta tra il 1765 e il 1772, su commissione
del barone di Saint-Julien, tesoriere della Chiesa francese, il quale,
preventivamente, aveva scelto anche il soggetto. Voleva, in effetti, essere
egli stesso rappresentato mentre ammirava estasiato la sua amante, che si
dondolava su un’altalena sospinta da un vescovo. In realtà Fragonard aveva già
sviluppato un soggetto simile. Si tratta dell’Altalena della Collezione Thyssen-Bornemisza
(1748-52), ora a Lugano. Ma nell’opera in trattazione, Fragonard realizza una
composizione senz’altro più libera e piacevole, più animata e armoniosa.
In un lussureggiante giardino di imprecisate essenze
e di maestose querce attorcigliate e avviluppate da rampicanti, adornato da
statue d’amorini, immaginato come un luogo mitico e incantato al tempo stesso,
avvolto da una penombra bluastra, penetra da uno squarcio un flusso di luce
opalina. Nei blu, cobalto e ultramarino, della radura, oltre i tronchi e il
fogliame si intravede appena un tratto di facciata d’una nobile dimora. In una
tale suggestiva ambientazione, d’un prezioso colorismo e di un brioso luminismo,
Fragonard allestisce la sua maliziosa commedia, interpretata da tre personaggi,
la cui protagonista principale è la donna sospesa sull’altalena, al centro
della scena, immersa nel raggio di luce che penetra il bosco fatato, che ne esalta
la carnagione e i lineamenti rosei, l’espressione smaniosa, il delicato
cappellino e il vaporoso e svolazzante abito rosa.
Il marito, probabilmente, la spinge in avanti, e lei
nel suo divertente andirivieni, si scompone, allarga le gambe, per provocare e
compiacere il suo amante, nascosto tra le frasche. I loro sguardi avidi di
amanti si incrociano, in una complice e vogliosa intesa. Incurante delle
attenzioni del marito, lei si dondola e si lascia andare. Una scarpa le vola
via da un piede, come un pressante e incosciente pegno d’amore.
La scena ha un piacevole movimento e una leggerezza, che sono elementi tipici della pittura roccocò, cui l’artista riesce, però, ad aggiungere tutta una serie di altri elementi che ne fanno un “piccolo” capolavoro. Il “piccolo” si riferisce soltanto al consapevole aspetto brillante del tema trattato, tra l’altro senza alcuno scopo moralistico. Ma il capolavoro c’è tutto. Nella vivacità compositiva, eseguita con un colorismo raffinatissimo del profondo paesaggio, che pare un’immersione in una natura stregata e vivente, quasi voluttuosa, prima protagonista del dipinto. Pure la luce fa la sua parte. Essa filtra da una crepa tra le chiome rigonfie, con un brillio gaio sul fogliame, conferendo una precisa percezione dell’aria, per illuminare infine la fanciulla, con un senso di fiabesco.
Fragonard è uno dei massimi pittori del Settecento,
e senza dubbio uno dei massimi pittori francesi. Anzitutto per i temi, che
fanno di lui il pittore del suo tempo, di quel Settecento sensuale, garbato,
del secolo di Luigi XV, dei fermiers généraux, degli esattori e dei
borghesi epicurei che dovevano rovesciare la monarchia. Il suo maestro Boucher
si compiaceva di allegorie e di raffigurazioni bucoliche; i successori di
Watteau s’attardavano nel genere delle feste galanti; Fragonard rinunciò, con
grande scandalo dei critici d’arte contemporanei, ai temi antichi o mitologici
per dedicarsi a ciò che da Courbet in poi chiamano “arte viva” [...]
I temi abbastanza liberi, che ha trattato al tempo
del suo matrimonio in età già matura, non hanno né ipocrisia né la falsa
ingenuità di quelli di Greuze, ma ci rammentano che il pittore è contemporaneo
di Boumarchais (nato come lui nel 1734), di Casanova (nato nel 1725): che
Boufflers, Laclos, e Sade sono nati dopo di lui. D’altronde, se moltiplica, con
piacere evidente, i dipinti e i disegni galanti, lo fa in parte per rispondere
al gusto del pubblico che, alla vigilia del 1789, lo apprezza sempre di più.
Beninteso, non vogliamo fare di Fragonard sul viale del tramonto né un
moralizzatore, né un ragionatore, ma dobbiamo constatare che ha sempre
raffigurato con gusto e amore monumenti della vita familiare, madri felici,
bambini belli, con uno spirito realista per niente stucchevole. È ugualmente,
non lo si dirà mai abbastanza, uno dei nostri grandi paesaggisti: ha rivelato
in Francia gli effetti di nuvole e di temporali di un Castiglione e di un
Hobblema; ha mostrato soprattutto come nessun altro il fascino delle ville
romane, i loro grandi pini, i loro pioppi e anche quello degli ampi paesaggi
dell’Île-de-France, con mandrie e lavandaie. [...]
Per i suoi temi, dunque, Fragonard si pone al primo posto fra gli artisti del tempo. Ma lo stile lo colloca ancor più in alto. [...] (G. Wildenstein, Fragonard, Bath, 1960.)
Vita di Fragonard in breve.
Fragonard nasce nel 1732 a Grasse, il 5 aprile, in Provenza, da famiglia di origine italiana. Nel 1738 la famiglia si trasferisce a Parigi. Nel 1748 entra come allievo nella bottega di Boucher. Nel 1752 vince il Prix de Rome e si fa notare come talento emergente. Nel dicembre del 1756 giunge a Roma per un soggiorno di studio. Tra il 1760 e il 1765, anno in cui viene ammesso all’Académie Royale e in cui espone anche al Salon, effettua viaggi a Venezia, a Napoli e in olanda. Tra il 1766 e il 1767 riceve importanti commissioni dall’Académie, esponendo ancora al Salon. Nel 1773 sposa Marie-Anne Gérard, che dà alla luce una bambina. Subito dopo intraprende un viaggio per Roma. Nel 1774 parte da Roma per il nord dell’Europa e visita Praga, Lubiana, Vienna, Dresda. Nel 1780 nasce il secondo figlio, ma l’anno dopo muore il padre. Nel 1882 partecipa al Salon de la Correspondance, per la seconda volta. Nel 1788 muore la figlia. Nel 1790 ritorna a Grasse con la moglie. Nel 1791 è di nuovo a Parigi. Nel 1793 diventa membro della Commune des Arts. Nel 1796 diviene presidente del Musée Central. Dal 1800 inizia un periodo di difficoltà economica; lascia l’alloggio al Louvre, ricevendo una pensione di 1.000 franchi. Il 22 agosto del 1806 Fragonard muore, nella sua casa parigina, per via di una congestione cerebrale.
BIBLIOGRAFIA
ESSENZIALE.
Cento Dipinti: Fragonard, Innamorato coronato di fiori, a cura di Federico Zeri, Rizzoli, 1999.
© G. LUCIO FRAGNOLI
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