La DEPOSIZIONE del duomo di Parma di BENEDETTO ANTELAMI
Deposizione dalla croce (1178), duomo di Parma.
"ANNO MILLENO CENTENO SEPTVAGENO / OCTAVO SCVLTOR PAT(RA)VIT M(EN)SE SE(C)V(N)DO // ANTELAMI DICTVS SCVLPTOR FVIT HIC BENEDICTVS"
Nell'anno 1178 (mese di aprile) uno scultore realizzò (quest'opera); questo scultore fu Benedetto detto Antelami.
La lastra marmorea in altorilievo con la Deposizione, di Benedetto Antèlami, in realtà faceva parte di una narrazione molto più complessa. È l’unica lastra che ci rimane di un pulpito (o di un pontile) andato perduto. Che, ovviamente, comprendeva altre scene relative alla passione di Cristo, e ad altre sacre vicende, probabilmente.
Si tratta, sicuramente, di un’opera importantissima per comprendere l’evoluzione della scultura medievale, ma soprattutto per capire la particolare visione ascetica e simbolica, nonché la concezione estetica, tipica del basso medioevo.
Sappiamo che nel periodo romanico ma anche in quello gotico la scultura a tema religioso è sostanzialmente pensata per impreziosire gli edifici sacri, dapprima le cavernose basiliche romaniche, dappoi le maestose cattedrali gotiche. Questo, tanto per fare un esempio, si capisce perfettamente nel portale dei re a Chartres. Portali e pontili, pulpiti e altari, sono scolpiti anche con un fine decorativo, oltre che pedagogico e devozionale. Nella Deposizione del Duomo di Parma si rintracciano interamente tali proponimenti. Difatti, nell’analisi stilistica della lastra, cercherò di individuarli tutti.
L’opera, sappiamo, rappresenta il momento nel quale il corpo straziato di Nostro Signore è tolto dalla croce. Il pietoso episodio è organizzato all’interno di una cornice a U rovesciata, lavorata a viticci e rosette. Al disotto della quale è impressa un’iscrizione in latino con il nome dell’autore e l’anno di realizzazione. La detta U rovesciata costituisce una cornice ideale che circoscrive la messinscena artistica. Essa appare finemente lavorata e puramente ornamentale, testimoniando l’attrazione tutta gotica per la bellezza d’ogni oggetto o concetto, sussistente in ogni pensiero dell’abate Suger, inventore del nuovo stile della corona francese. Persino i tondi allegorici del sole e della luna, sono inseriti e lavorati con evidente fine decorativo.
Ma torniamo alla rappresentazione vera e propria, che risulta perfettamente divisa in due parti dalla croce, che pure divide i personaggi in due gruppi.
Il pietoso episodio, così come ce lo narrano i vangeli, è circoscritto alla parte centrale, in cui Nicodemo e Giuseppe d’Arimatea tolgono Gesù morto dalla croce: Nicodemo è salito su una scala e libera le mani dai chiodi, intanto che Giuseppe d’Arimatea ne sorregge il corpo senza vita.
Ma in un’ampia interpretazione del soggetto, l’artista inserisce tutta una serie di altri personaggi, disposti in modo simmetrico, a destra e a sinistra, della stessa croce.
Alla nostra sinistra, partendo dal centro, si possono osservare: la figura allegorica dell’Ecclesia, che reca con sé il vessillo crociato, simbolo di resurrezione, e la coppa in cui Giuseppe d’Arimatea raccoglierà il sangue di Gesù; la Vergine Maria, affranta dal dolore, che tiene una mano del Figlio, già liberata dal chiodo; San Giovanni, pure addolorato, che rappresenta tutti gli apostoli; le composte e rattristate pie donne.
Sospeso su tutti i personaggi, illuminati dall’allegoria del Sole, c’è l’arcangelo Gabriele, che sembra guidare l’incedere dell’Ecclesia.
Alla nostra destra, sempre partendo dal centro, c’è la figura allegorica della Sinagoga, cui l’arcangelo Raffaele, sospeso in volo e disposto simmetricamente all’altro arcangelo, fa chinare la testa in segno di sottomissione; seguono i soldati romani, guidati da un centurione, alle spalle di altre quattro guardie che stanno giocando ai dadi la tunica del Cristo. Sulle loro teste la figura allegorica della Luna irradia la sua fredda e labile luminescenza, appena rischiarando le tenebre del peccato, in cui sono immersi i legionari.
Si realizza quindi, nell’opera, una narrazione complessa, in cui le figure allegoriche convivono con le figure storiche, in una visione mistica e immaginosa, ma pure colta e raffinata, in cui risultano evidenti i vari significati, religiosi e teologici.
Ma, dal punto di vista stilistico, emerge soprattutto la posizione culturale sofisticata di un artista che sapeva osservare al passato classico, evidente nel senso plastico dei personaggi, e guardare contemporaneamente al presente, visibile nella stilizzazione e pulizia figurativa, tipica del nuovo gusto gotico.
LA DEPOSIZIONE NARRATA NEI VANGELI:
Vangelo di San Giovanni
38 Dopo questi fatti, Giuseppe d’Arimatea, che era discepolo di Gesù, ma di nascosto per timore dei Giudei, chiese a Pilato di prendere il corpo di Gesù. Pilato lo concesse. Allora egli andò e prese il corpo di Gesù.
39 Vi andò anche Nicodemo, quello che in precedenza era andato da lui di notte, e portò una mistura di mirra e di aloe di circa cento libbre.
40 Essi presero allora il corpo di Gesù, e lo avvolsero in bende insieme con oli aromatici, com'è usanza seppellire per i Giudei.
41 Ora, nel luogo dove era stato crocifisso, vi era un giardino e nel giardino un sepolcro nuovo, nel quale nessuno era stato ancora deposto.
42 Là dunque deposero Gesù, a motivo della Preparazione dei Giudei, poiché quel sepolcro era vicino.
57 Venuta la sera, giunse un uomo ricco di Arimatea, chiamato Giuseppe, il quale era anche lui diventato discepolo di Gesù.
58 Egli andò da Pilato e gli chiese il corpo di Gesù, Allora Pilato ordinò che gli fosse consegnato.
59 Giuseppe lo avvolse in un candido lenzuolo 60 e lo dispose nella tomba nuova, che si era fatta scavare nella roccia; rotolata poi una grande pietra sulla porta se ne andò. Erano lì davanti al sepolcro Maria di Magdala e l’altra Maria.
Vangelo di San Luca
50 C’era di nome Giuseppe, membro del Sinedrio, persona buona e giusta.
51 Non aveva aderito alla decisione e all’operato degli altri. Egli era di Arimatea, una città di Giudei, e aspettava il regno di Dio.
52 Si presentò a pilato e chiese il corpo di Gesù.
53 Lo calò dalla croce, lo avvolse in un lenzuolo e lo depose in una tomba scavata nella roccia, nella quale nessuno era stato ancora deposto.
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© G. LUCIO FRAGNOLI
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