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Visualizzazione dei post da ottobre, 2021

LA GRANDE ODALISCA di Jean-Auguste-Dominique Ingres

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  Di Jean-Auguste-Dominique Ingres , La grande odalisca ( 1814 - olio su tela - cm 86x162 ),  Parigi, Museo del Louvre .  ANALISI DELL'OPERA La grande odalisca , commissionato da Carolina Murat nel 1813, fu dipinto a Roma, per fare da pendant ad un altro nudo realizzato dallo stesso Ingres. Ma il quadro non fu mai consegnato alla committente per via della caduta del Regno di Napoli, venne invece successivamente acquistato dal conte de Poutalès-Gorgier. L'opera fu esposta ai Salon del 1819,1848 e 1855. Lo stupendo corpo dell’odalisca, con la sua linea sinuosa e duttile, è perfettamente collocato nello spazio oblungo del quadro, con una postura naturale ed elaborata al tempo stesso. Infatti la bella ottomana, adagiata su soffici panneggi, ci dà le spalle, in una torsione palesemente erotizzante, ma volgendo il capo verso di noi, in un’espressione docile e ammiccante. La luce è sapientemente calcolata per dare il giusto risalto plastico e delicatezza corporea al personaggio, comod

IL GIURAMENTO DEGLI ORAZI di Jacques-Louis David

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    Il Giuramento degli Orazi ,   Jacques - Louis David, Louvre, Parigi.     LETTURA DELL’OPERA     Il  Giuramento degli Orazi  (1784) di Jacques-Louis David, è ispirato dalla tragedia  Horace di  Corneille , tratta dalla leggenda romana, secondo cui, nell’età del re Tullio Ostilio (VII sec. a.C.) i tre fratelli Orazi si offrirono per combattere contro i tre fratelli Curiazi e decidere così le sorti del conflitto tra Roma e Albalonga.  Di tutto l’episodio, il pittore sceglie il momento di maggiore tensione psicologica, ossia il rito del giuramento, che si svolge alle prime luci dell’alba, all’interno di un chiostro tuscanico. Attraverso uno schema prospettico rigoroso, David realizza uno spazio tripartito, in cui sono sapientemente collocati i vari personaggi, i quali rappresentano tre stati d’animo diversi: la determinazione e l’amor patrio del padre, messo al centro della composizione, che porge le spade; l’eroismo e la pronta adesione dei figli al patto d’onore; cui si contrappone i

"Un dimanche après-midi à l'île de la Grande Jatte" di Georges Seurat

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  Georges Seurat, Una domenica pomeriggio all'isola della Grande Jatte , 188-1886  - Art institute of Chicago - Olio su tela (cm.295x308)     LETTURA DELL'OPRERA Esposta all'ultima ed ottava mostra degli Impressionisti,  La Grande-Jatte  di Seurat suscitò il disappunto di Monet e i commenti malevoli del pubblico, che non riuscì a comprenderne la portata innovativa. L'opera, composta faticosamente in due anni, dal 1884 al 1886, traduce in pittura le teorie sul colore del chimico Michel-Eugène Chevreul ed, in particolare, il principio del contrasto simultaneo, secondo cui un dato colore, accostato con il suo complementare, acquista maggiore lucentezza e vivacità cromatica. Da qui l'intuizione di Seurat di disporre i colori  divisi ma accostati  sulla tela con una fitta trama di piccole pennellate, inventando così la “tecnica” del  divisionismo , o del  puntillismo , lasciando alla sintesi retinica la percezione, da parte del riguardante, del colore risultante dalla gi

L’odalisque à l’eslave di Jean-Auguste-Dominique Ingres

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Di Jean-Auguste-Dominique Ingres, L’odalisque à l’eslave ( firmato e datato  1839 - olio su tela - cm 72x100),  Fogg Art Museum , Cambridge (Stati Uniti).   Lettura dell’opera Siamo all’interno di un harem, che potrebbe essere stato ripreso da miniature persiane. Un’odalisca, dal corpo flessuoso e immerso in un bagno di luce, è adagiata a terra in primo piano, su un tappeto a motivi geometrici, in una postura voluttuosa, con la testa poggiata su cuscini di seta e con le gambe avvolte da un leggero lenzuolo. La “venere esotica” ha posato su un rilucente panneggio setoso il suo ventaglio di piume di struzzo e volge lo sguardo ammaliatore verso il volto della suonatrice, in segreto pensiero di languore. La musicante, in posizione più arretrata rispetto alla fascinosa ottomana, anche lei seduta sul tappeto, in una atteggiamento trasognato e leggermente lascivo, è vestita vagamente alla turca con panni di seta e un turbante. Oltre una balaustra che divide in due l’ambiente si scorge la figu

LA PORTA DI CALAIS – O, the Roast Beef of Old England – di William Hogarth

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William Hogarth (1703 -1770), La Porta di Calais , 1748, olio su tela, 80 x 96 cm – Londra, Tate Britain .   ANALISI DELL'OPERA La Porta di Calais  o   Il roastbeef della vecchia Inghilterra fu dipinto da William Hogarth dopo un viaggio a Parigi, fatto con altri amici artisti nel luglio del 1748, approfittando dell’armistizio che precedette la firma del Trattato di Aix-la-Chapelle , che pose fine alla guerra di successione austriaca , in cui Francia e Gran Bretagna erano schierate l’una contro l’altra. Di rientro dal viaggio, a Calais, mentre aspettava di imbarcarsi per l’Inghilterra, Hogarth stava disegnando la porta della zona portuale adornata dall’insegna inglese – dato che fino al 1558 quel sito era stato territorio britannico –, quando fu arrestato dalle guardie francesi con l’accusa di spionaggio e portato al cospetto del governatore. Trattenuto e interrogato, dimostrò, disegnando degli sbrigativi schizzi caricaturali, che era soltanto un artista. Cosicché fu così rila

TRIONFO DI VENERE di François Boucher

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  François Boucher (1703 -1770), Trionfo di Venere , 1740, olio su tela, 130 x 162 cm – Stoccolma, Museo Nazionale . ANALISI DELL'OPERA Il  dip into era di proprietà del conte Carl Gustaf Tessin , che lo aveva acquistato durante un soggiorno a Parigi, e che in seguito, per far fronte ai suoi problemi finanziari, vendette al re di Svezia. Secondo la mitologia greca, da dea orientale della fecondità, si combina col culto di una antica divinità locale legata piuttosto alla terra. In Omero Afrodite è figlia di  Zeus  e di  Dione . Per Esiodo la dea appartiene completamente al mondo greco. Infatti, egli racconta che  Crono  recise il membro del dio del Cielo,  Urano , impegnato in un amplesso con la  Terra .  Il fallo mozzato, galleggiando sulle onde si tramutò in candida spuma, da cui si generò la creatura divina. Il dipinto contiene molti elementi della visione pittorica rococò francese; ossia, un senso di moto ampolloso e decorativo, e nondimeno vorticoso, la teatrale e scenogra

Da dove veniamo? Chi siamo? Dove andiamo? di PAUL GAUGUIN

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  È nello stesso tempo il dipinto  capolavoro e il testamento spirituale di Paul Gauguin, artista irrequieto e cerebrale, dallo stile complesso e ricercato.   Da dove veniamo? Chi siamo? Dove andiamo?  di  Paul Gauguin,  Museum of Fine Arts di Boston,    Olio su tela  (141x376 cm.)   LETTURA DELL'OPERA          La realizzazione del quadro richiese quasi un mese di frenetico lavoro da parte dell'artista, che lo concepì come una sorta di testamento spirituale, riassumendovi il suo pensiero e i suoi progressi stilistici. L'opera è pensata come un fregio o un affresco, magari proveniente da un solenne edificio di una civiltà antica, con gli angoli in alto scrostati, dove sono riportati il titolo e il nome dell'autore. L'immagine può meglio essere letta da destra verso sinistra, secondo un ideale arco parabolico, che simboleggia il tempo ciclico e il cammino esistenziale (fanciullezza, giovinezza, vecchiaia), e che inizia dal bambinello adagiato nell'angolo in basso,

L’ODALISCA BIONDA o RAGAZZA DISTESA (Marie-Luise ‘O Murphy) di François Boucher

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  François Boucher (1703 -1770), Ragazza distesa , o O dalisca bionda o Marie-Luise ‘O Murphy , 1751, olio su tela, 59 x 73,5 cm – Colonia, Wallraf-Richartz-Museum . ANALISI DELL'OPERA L’opera, replicata in più copie, e conosciuta come Ragazza distesa , o O dalisca bionda o Marie-Luise ‘O Murphy, è il nudo più erotizzante e malizioso dell’arte rococò francese. Quasi sicuramente Boucher utilizzò come modella l’affascinate cantante di origine irlandese Marie-Luise ‘O Murphy (Rouen, 1737- Parigi, 1814) , detta anche La Belle Morphyse , giovanissima figlia d’una furba commerciante di indumenti usati. Fu per tre anni l’amante del re Luigi XV, risiedendo nel contempo nel Parco dei cervi – una pomposa dimora ove il sovrano incontrava le sue mantenute – , avendo da lui anche una figlia, nel 1754. Terminata la relazione col re, Marie-Luise sposò un aristocratico, il quale morì due anni dopo, lasciandola incinta di una bambina. Si risposò ancora altre due volte, prima con un altro nob