LA GIOCONDA di LEONARDO DA VINCI

 


Leonardo (1452-1519), La Gioconda (1503 - 1506), olio su tavola (cm.77 x cm.53), Parigi, Museo del Louvre.

 

ANALISI DELL'OPERA


Secondo Giorgio Vasari, La Gioconda sarebbe il ritratto - mai effettivamente terminato - di Monna Lisa Gherardini, moglie di Francesco di Ser Giocondo, a cui Leonardo lavorò a più riprese dal 1503 al 1506. E che, per la novità di concezione, impressionò a tal punto il giovane Raffaello che lo utilizzò come modello per il ritratto di Maddalena Doni.

È importante subito riferire che Leonardo ebbe col dipinto un legame particolare, dato che non se ne privò mai e addirittura lo portò con sé in Francia, nel 1516. Il quadro, oggi esposto al Louvre, non rispetta le dimensioni originali, considerato che nel XVII secolo è stato tagliato ai lati, probabilmente rovinati, dove erano riprodotte due colonnine poggiate sul parapetto della loggia che si vede alle spalle della Monna Lisa. Per di più, la superficie della tavola è ricoperta da uno strato di sudiciume, accumulatosi inesorabilmente in quasi cinque secoli, che ne occulta il colorismo chiaro e luminoso.

La donna è raffigurata di tre quarti, col braccio sinistro poggiato sul bracciolo della sedia su cui ella è seduta, e con il braccio destro posato sul polso sinistro, in una posizione delle mani assai aggraziata e mai vista prima.

Dietro di lei vi è un paesaggio esteso in profondità ed immerso in una sottilissima coltre nebbiosa, fatto di rocce aguzze e scoscese, corrose e frastagliate, solcato da piste sterrate e corsi d’acqua. Si avverte evidente la continua modificazione morfologica del suolo terrestre nel continuo lavorio delle forze della natura, in un inarrestabile susseguirsi dei fenomeni. A ciò si aggiunge l’ingegnosità dell’uomo, che concorre alle modificazioni del paesaggio con le sue opere, come si comprende dal ponte che supera un avvallamento.

“Non è - come ha annotato Giulio Carlo Argan - un paesaggio veduto né un paesaggio fantastico: è l’immagine della natura naturans, del farsi e disfarsi, dal ciclico trapasso della materia dallo stato solido al liquido, all’atmosferico.”

Tuttavia la profondità e la complessità spaziale del paesaggio non è resa con una prospettiva meramente geometrica, ma attraverso  l’inutilizzazione di una prospettiva aerea, consistente nella variazione cromatica delle cose determinata dalla loro lontananza, fino all’orizzonte, rispetto alla figura in primo piano. In questo caso Leonardo utilizza come accorgimento risolutore della sua particolare veduta prospettica un sottile strato di nebbia, che si frappone ai rilievi rocciosi, rendendo l’acquosità dei vapori e la densità delle nubi in lontananza, ed ottenendo infine uno straordinario effetto di estensione spaziale.

Ma il sorprendente paesaggio dimostra anche come l’artista si era allontanato dal neoplatonismo in favore del realismo aristotelico, con l’osservazione della natura nella sua sostanza, con l’occhio attento dello studioso, in una concezione dell’uomo come parte dell’universo e non come essere privilegiato e padrone di esso. Al mondo fisico, visto come avvicendamento fenomenico, Leonardo associa l’idea del tempo ciclico e insieme lineare e infinito, in contrapposizione col tempo breve e transitorio della rappresentazione pittorica e dell’esistenza umana in generale.

Il quadro, però, è universalmente conosciuto soprattutto per la sensazione di enigmaticità trasmessa dell’espressione della dama ritratta, col suo sguardo malizioso ed il suo soave sorriso, che hanno eccitato da sempre la fantasia del pubblico ed ispirando le più diverse ipotesi interpretative dei critici.

Per come la penso io, il mistero dello sguardo e del sorriso della Gioconda è il più concreto e riuscito tentativo dell’autore di vincere la paralisi della finzione, propria dell’arte, nonché l’eterna e triste immobilità dell’istante dipinto, rendendo il personaggio quasi vivente e pensante, comunicante o addirittura colloquiante con l’osservatore. Ogni altra interpretazione, per conto mio, è in parte o totalmente errata. Ci potrebbe essere, volendo, un nesso tra la Gioconda ed il Simposio di Platone, come ne ho scritto in un mio romanzo, ma questa è tutta un’altra storia.        



Nei dipinti Dama con liocorno e Ritratto di Maddalena Strozzi è evidentissima l'influenza che La Gioconda di Leonardo ebbe sull'evoluzione artistica di Raffaello Sanzio. Infatti, nel Ritratto di Maddalena Strozzi, l'Urbinate riprende dalla Gioconda la posizione delle mani e la postura di tre quarti, mentre nella Dama con liocorno, oltre alla posizione delle mani ed alla postura di tre quarti, ne ricalca anche il rapporto figura-spazio del quadro, utilizzando anch'egli la prospettiva aerea ed il colorismo vivo e luminoso, ricopiando pure la loggia alle spalle del personaggio. 



Raffaello (1483-1520), Dama con liocorno (1505 - 1506), olio su tavola (cm.65 x cm. 51), Roma, Galleria Borghese.

 


Raffaello (1483-1520), Maddalena Strozzi (1506), olio su tavola (cm.63 x cm.45), Firenze, Uffizi.

 

 

SULLO STILE DI LEONARDO

 

da

Breve ma veridica storia della pittura italiana di Roberto Longhi

 

… Possiamo adunque far subito subito un’osservazione che varrà per tutta l’attività di Leonardo. Egli si serve dello stesso stile – linea funzionale accurata e chiaroscuro epidermico – del maestro (Verrocchio n.d.r.), ma lo impiega spesso ad effetti sentimentali. Finezze di avvallamenti plastici quasi impercettibili sui visi che egli cura più che ogni altra parte dei dipinti: corrispondono – egli dice – a finezze di trapassi psichici: potrò così gareggiare con la poesia. Ebbene: voi comprendete che la gara è impossibile: la muta psicologia espressa dal pittore non può pareggiare con la psicologia in atto trasfigurata dal poeta e che solo il poeta può trasmutare in arte; nella pittura essa non può fare appello che al nostro sentimento, non al nostro gusto…          

20 agosto 2014

 

GIUSEPPE LUCIO FRAGNOLI

lucio.fragnoli@live.it


BIBLIOGRAFIA:

Federico Zeri, Cento Dipinti, Leonardo, Ultima cena, 1998 RCS Libri S.p.A. – Milano;

Giulio Carlo Argan, Storia dell’arte italiana Vol.II, 1993 Sansoni, Milano;

Cricco – Di Teodoro, Itinerario nell’arte vol.II, 2012 Zanichelli, Bologna;

Lionello Venturi, La pittura del Rinascimento, 1989 Newton Compton Editori S.r.l., Roma. 

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