L’ODALISCA BIONDA o RAGAZZA DISTESA (Marie-Luise ‘O Murphy) di François Boucher
François Boucher (1703 -1770), Ragazza distesa,
o Odalisca bionda o Marie-Luise ‘O
Murphy, 1751, olio su tela, 59 x 73,5 cm – Colonia, Wallraf-Richartz-Museum.
ANALISI DELL'OPERA
L’opera, replicata in più copie, e conosciuta come Ragazza distesa, o
Odalisca bionda o
Marie-Luise ‘O Murphy, è il nudo
più erotizzante e malizioso dell’arte rococò francese. Quasi sicuramente Boucher
utilizzò come modella l’affascinate cantante di origine irlandese Marie-Luise
‘O Murphy (Rouen, 1737- Parigi, 1814),
detta anche La Belle Morphyse, giovanissima figlia d’una furba commerciante
di indumenti usati. Fu per tre anni l’amante del re Luigi XV, risiedendo nel
contempo nel Parco dei cervi – una pomposa dimora ove il sovrano incontrava le sue mantenute –, avendo da lui anche una figlia, nel
1754. Terminata la relazione col re, Marie-Luise sposò un aristocratico, il quale morì due anni dopo, lasciandola
incinta di una bambina. Si risposò ancora altre due volte, prima con un altro nobile,
da cui ebbe una figlia e da cui divorziò, poi con un deputato della Convenzione
Nazionale, divorziando anche da costui, appena un anno dopo. Morì a Parigi,
all’età di 77 anni.
Nel dipinto, firmato e datato, la leggiadra fanciulla – un’odalisca in chiave rococò – è distesa a pancia in sotto, con le gambe larghe, su un lenzuolo dai pizzi annodati e un soffice cuscino stesi su un pregiato sofà damascato di velluto giallo zafferano, su cui anche ricade un ampio tendaggio, pure d’un fulgido giallo oro. L’odalisca ha, però, il busto eretto e poggia un braccio sul poggiamano del canapè; ha l’altro braccio è piegato e col dito indice si sfiora il viso, voltato davanti a sé, come se la sua attenzione fosse catturata da qualcosa che è o che avviene fuori del quadro, di cui il riguardante rimane senz’altro incuriosito. Qualcuno è entrato da una porta, nella stanza? Un atteso invitato, forse? O forse il desiderato anfitrione sta soltanto togliendo il disturbo con un garbato saluto? O cos’altro sta accadendo? Questo non ci è dato di sapere. Niente di che preoccuparsi, naturalmente, vista la naturale espressione della conturbante femmina, soltanto lievemente intrigata. Ma la luce che inonda l’ambiente dorato, reinventato in soffice alcova, dalla sinistra, come da un’ampia finestra vetrata, potrebbe far pensare a qualcosa che accade fuori, oltre i vetri. Nulla cambia, ovviamente.
L’ipotesi più plausibile, secondo una certa logica, è
quella che la graziosa giovane osservi il suo amante mentre lascia il nido
d’amore uscendo da una porta, non visto dal contemplatore del dipinto. Di
sicuro c’è stato qualcuno, si capisce dalle due rose cadute sul tappeto, un
omaggio floreale, sicuramente, e dal libro aperto: una lettura inaspettatamente
interrotta. Ciò che resta è un languido abbandono, in una accattivante
sensualità, magistralmente realizzata dall’artista con l’effetto di un ampio
flusso di luce che riluce sul tenero incarnato dalle tinte rosee e sui tessuti,
sulla parete ocra in un abbinamento coloristico limpido e splendente.
François Boucher (1703 -1770), L’odalisca bruna, 1745, olio su tela, 53 x 64 cm – Parigi, Louvre.
Il
dipinto rappresenta la moglie dell’artista in una posa inconsueta quanto
originale, a pancia in sotto, sicuramente alquanto provocante. È una raffigurazione
che rientra nel genere molto praticato dai pittori rococò della scena
galante, ossia di ordinari momenti di vita mondana di persone dell’alta
società. Come, per far qualche esempio, femmine alla toletta o impegnate in
futili passatempi, allusive di intrighi sentimentali e di sotterfugi erotici,
col coinvolgimento di mariti e amanti, come ne L’altalena di Jean-Honoré
Fragonard. Era la trasposizione pittorica, in tutte le sue sfaccettature, di
quella douceur de vivre che pervadeva il tempo del rococò, perfettamente
espressa da Antoine Watteau in Pellegrinaggio a Citera, o Imbarco per
Citera, due dipinti quasi identici, pervasi da una spensierata sensualità e
leggerezza.
François Boucher (1703 -1770), Ritratto di Madame Pompadour, 1759 olio su tela, 91 x 68 cm – Londra,
Wallace Collection.
VITA IN
BREVE DI FRANCOIS BOUCHER
François Boucher nacque a Parigi nel 1703, figlio di un artigiano, ed ebbe come primo maestro François Lemoyne. A diciassette anni lavorò nella bottega dell’incisore Jean-François Cars, divenendo l’incisore delle opere di Antoine Watteau. Ottenne il premio dell’Accademia, nel 1723, esponendo anche un grande successo per la sua prima esposizione pubblica. Nel 1727 si recò in Italia, dove restò fino al 1731, per perfezionare la sua formazione. Nel 1734 fu ammesso all’Accademia. Dal 1740 espose regolarmente al Salon, guadagnandosi frattanto il titolo di decoratore capo della Reale accademia di Musica, dal 1744 al 1748. Nel 1765 fu nominato primo pittore, pur godendo da tempo di un alloggio al Louvre. Ma l’avversione degli intellettuali illuministi lo condannò all’emarginazione, portandolo alla tomba. Morì nel 1770.
IL
POST SOPRA RIPORTATO HA CARATTERE ESCLUSIVAMENTE DIVULGATIVO E DIDATTICO,
DESTINATO PERTANTO AGLI STUDENTI E AGLI APPASSIONATI.
©
G. LUCIO FRAGNOLI
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